Emil, figlio di un modesto sarto, ha un diploma della Realschule, una scuola costosa per le sue possibilità. Allo scoppio della Grande Guerra, però, è solo un apprendista in una tessitura. Tutti lo chiamano Schlump, un soprannome che significa "brutto mascalzone", datogli dopo una marachella al mercato quando era bambino. Schlump dovrebbe dedicarsi alla creazione di modelli, ma il suo pensiero è rivolto alle ragazze e alla guerra, immaginandosi in uniforme grigia, ammirato dalle donne mentre va al fronte o trionfante al ritorno, tra festeggiamenti e fiori lanciati dalle finestre.
Il primo agosto 1915, con la cassetta d’ordinanza in mano, saluta la madre in lacrime e si presenta fiero in caserma. Viene inviato a Libercourt, in Francia, e da lì marcia verso villaggi senza giardini curati né case pittoresche. Grazie alla sua conoscenza del francese, ottiene l'incarico di amministrare tre villaggi. A Loffrande, il più grande, scopre cosa significa comandare uomini anziani e giovani donne come Estelle, bionda dagli occhi azzurri, Suzanne, bruna dai ricci castani, e Jeanne, dalla chioma nera e pelle diafana. Schlump si godrebbe volentieri la vita lì, se non fosse per il rumore delle cannonate che riecheggia dal fronte vicino.
Ma la guerra chiama e Schlump deve lasciare Loffrande per la trincea, dove lo attendono il sibilo delle granate, i corridoi fangosi e le pallottole che fischiano come rondini dopo un temporale. |